Vigili Urbani - Claudio Burelli la Poesia in Genova

Claudio Burelli
La casa della Poesia
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Vigili Urbani

- I MIEI LUOGHI


    A Maggio del 1972 dismessa la divisa e le stellette, indossate per 15 mesi,  mi trovai a dover decidere su   cosa fare nel corso della vita, visto che l’età dei sogni se ne stava andando era giusto pensare ad un lavoro che mi permettesse di sgravare i miei genitori dal mio mantenimento, e garantisse la mia autonomia.                 Concorso 1974 Vigili Urbani Genova



    A quell’epoca non era un problema trovare lavoro, bastavano due cose:  un giornale per  scegliere quello più confacente, e la voglia di lavorare; certo non potevi pretendere di fare l’amministratore delegato di un’ azienda importante, però potevi sempre contare su una buona scelta con discrete opportunità, ricordo che mi presentai in diversi posti in cui lavorai, sebbene per poco tempo, perché  avevo  altre ambizioni.  Ivo Rapetta e Burelli Claudio motociclisti


Ebbi molte altre opportunità A.S.G.E.N. importante industria genovese metalmeccanica, dove venni assunto e prestai la mia opera per sei mesi, al termine dei quali partii per Roma dove ero stato ammesso ad un corso, concorso  di sei mesi per entrare a far parte  della S.I.P. come avrebbe desiderato mio padre, l’unica azienda telefonica italiana del momento…Una grande opportunità, un posto fisso, di prestigio e ben remunerato, che desiderare di più?

    Già che desiderare…Veramente  a dire il vero,  un desiderio l’avevo eccome; mi ero affezionato alla divisa, e volevo indossarne un’altra, quindi scartando Carabinieri, Polizia o Finanza, la scelta cadde senza indugi su quella Grigio verde dei Vigili Urbani, un Corpo prestigioso, che avevo sempre ammirato dall’esterno e quindi  senza eccessiva speranza avevo poco tempo prima presentato la domanda per partecipare al concorso per essere assunto dal Comune di Genova  in quel ruolo.

    Il concorso andava per le lunghe ed io nel frattempo anche per non rischiare di restare fuori da tutto, mi trovavo a Roma a frequentare il corso di accesso alla S.I.P..
Per due volte dovetti tornare di corsa a Genova, inventandomi scuse di ogni tipo per poter sostenere le numerose prove di ammissione del concorso che descrivo nel paragrafo a seguire:

    Tema scritto di italiano su argomento vario, prova di ginnastica,
prova orale, su argomenti giuridici, storia, geografia, e cultura generale;
alla fine di questa severa selezione ti giocavi tutto alla visita medica; non era poco perché c’erano dei vincoli severissimi tra i quali i limiti di altezza 175 cm e l’ esame della vista 10 decimi e soprattutto, non dovevi aver compiuto  un’età superiore ai 28 anni, ed io ne avevo 22… su questi requisiti altamente  selettivi, molti candidati dovettero arrendersi.

    Poi quando pensavi fosse finito, allora interveniva il personale investigativo che provvedeva ad accertare la moralità del candidato, sentendo vicini di casa o anche il parroco della zona, come nel mio caso, oltre a verificare i carichi pendenti, che, in caso positivo, avrebbero vanificato il percorso   decretandone l’esclusione del soggetto interessato dal concorso.

Nel frattempo il tempo passava e arrivò il 1974, e con esso anche il primo giorno di lavoro nella S.I.P il 2 di gennaio; era un lavoro anche interessante di responsabilità, mi occupavo di impianti di abbonati, entravo nelle case conoscevo gente e tutto sommato non avevo niente da lamentarmi, anzi, dovevo essere soddisfatto, ma tantè  dentro di me  sapevo che quello non era il mio lavoro.  


   
La mia attività si svolgeva nella Val Bisagno e spesso mentre transitavo a bordo del mezzo di lavoro dell'azienda, incontravo intento nel suo lavoro, l’autore di questo sito, il grande Ivo Rapetta, che avevo conosciuto nelle varie prove sostenute per il concorso dei Vigili, ci scambiavamo impressioni e scalpitavamo entrambi per le lungaggini burocratiche che ne rallentavano la chiamata.
Il 6 di Luglio di quell’anno mi sposai con Annamaria, dopo quasi due anni di fidanzamento, poveraccia mi sopporta tuttora, ragazza stupenda, tipica bellezza mediterranea, con rari principi morali, non avrei potuto scegliere di meglio in tutti i modi, specialmente  come madre per i miei figli.

    Partimmo per il viaggio di nozze e dopo una settimana seppi da mia madre che ero stato convocato a palazzo Tursi per l’adempimento delle pratiche burocratiche di assunzione nel ruolo dei Vigili Urbani.
Era la notizia che attendevo, interruppi il viaggio di nozze e tornai immediatamente a casa anche per presentare  le dimissioni, senza molti rimpianti, dalla S.I.P..
Iniziai il corso di Formazione con oltre cento ragazzi come me, entusiasti e pieni di vita, smaniosi di cominciare un’avventura che sarebbe durata tutta la vita.

   
Le lezioni si svolgevano a Pammatone nella sede del vecchio Comando, nel salone riunioni, avevamo dei docenti di grande pregio, tra cui il Comandante di allora Angiolo Carante, persona di carisma e preparazione, di assoluto valore che ha avuto un ruolo determinante nella nostra crescita professionale. Il corso si articolava in materie teoriche giuridiche tra cui approfondimenti del Codice  Penale e procedura penale a cura del Sostituto Procuratore della Repubblica Italiana Jaconi, Codice della Strada dr, Duberti, divenuto in seguito Comandante del Corpo per lunghi anni, L’ufficiale Castoldi, con il quale ho da sempre instaurato cordiali  rapporti di amicizia, e l’allora Maresciallo Giovanni Tripaldi, Comandante della Sezione Automezzi, un mito per tutti noi, nel corso degli anni  ho avuto il privilegio di lavorare con lui  come responsabile della  Segreteria dei Reparti Speciali , una volta assunto il compito di Vice Comandante del Corpo, era il 1990, stetti con lui fino al suo pensionamento, con molti rimpianti, avvenuto nel 1993.

    
Alternavamo alle lezioni teoriche anche sedute di ginnastica che si svolgevano a Villa Gentile,  partite di calcio  allo stadio Carlini di San Martino, e per finire  grandi nuotate alla piscina di Albaro,  che essendo piena estate, ci stava proprio  come il cacio sui maccheroni.
Il docente di ginnastica era un personaggio pazzesco, si chiamava Pugliese, non ricordo il nome di battesimo,  era un omino bassino e pelato, ma dotato di una forza e di una simpatia straripante era uno spasso, mi sembrava di sognare, troppo bello ed esaltante, ogni tanto pensavo: “ mi pagano pure e bene per tutto questo”, se è un sogno spero di non svegliarmi ancora per molto.

    Con il passare delle settimane al pomeriggio venivamo impiegati nelle sezioni territoriali affiancati a colleghi anziani per apprendere le prime nozioni del mestiere, direttamente sul campo, in questo caso sulla strada.
A dicembre, al termine del corso professionale venni assegnato alla Sezione Foce, dove ritrovai, con gioia, l’amico Ivo, insieme  cominciammo un percorso  che durò circa 40 anni, coltivando un’amicizia che non finirà mai…rinnovandosi anche ora a distanza di oltre 45 anni.
E’ stato come partecipare ad  una corsa durata  lo spazio di un attimo, all’inizio non avrei voluto smontare mai dal servizio, tanto mi piaceva e mi appassionava quell’attività, i colleghi di allora facevano di tutto per mettermi a mio agio e mi favorivano in ciò che potevano, redigendo per me i vari rapporti di servizio che di volta in volta si presentavano nel corso delle mie prime giornate lavorative;   in effetti avevano una professionalità molto elevata ed una moralità  di grande levatura.

    
Il Corpo allora era strutturato in maniera capillare, il territorio diviso in Sezioni, ogn’una di esse faceva capo ad un quartiere, così ché la città intera era tenuta costantemente sotto controllo.
Ogni Sezione a sua volta era divisa in settori ed ogni singolo vigile si occupava di quello spicchio di territorio a lui assegnato sull’apposito registro di servizio, era l’antesignano del tanto sospirato agente di Quartiere.
A Genova eravamo avanti con i tempi, tutto in perfetta sintonia con i principi di decentramento entrati in vigore molti anni dopo.
I  Brigadieri sovrintendevano al rispetto dei compiti e provvedevano all’istruzione delle pratiche.
Gli incroci erano presidiati nelle ore di punta ed i cittadini potevano interloquire, per qualsiasi motivo, con il piantone della Sezione, presentandosi  di persona o chiamando il numero di telefono che faceva bella mostra di se sull’elenco del telefono    

   
Allora fare il Vigile era un mestiere per gente che amava quella professione, come già detto, non era un problema trovare alternative lavorative, per cui in prevalenza entrava solo gente motivata e predisposta per quel tipo di attività che, se svolta con passione, era bellissima e piena di soddisfazione ma se   interpretata in modo svogliata poteva viceversa diventare molto difficile e noiosa.
C’è anche da dire che allora vigeva l’obbligo del servizio militare, il quale una volta assolto, lasciava dentro una predisposizione alla disciplina e ad uno spirito di corpo e di sacrificio, doti necessarie per l’adempimento dei numerosi compiti d’istituto destinati ad incontrare  nella vita lavorativa di tutti i giorni.

    Con il passare degli anni, con le crisi economiche che si sono succedute, le carenze croniche dei posti di lavoro, hanno fatto si che cambiassero anche le motivazioni dei candidati che vedevano il Corpo, nel frattempo diventato Polizia Municipale, come fonte principale per un posto di lavoro sicuro, ed una rampa di lancio per laureati vogliosi di scalare posizioni in altre ripartizioni comunali una volta entrati nell’organico.
La somma di tutto questo è stato di indubbio nocumento  interferendo non  poco sulla qualità e le motivazioni  di questo Corpo, una  volta di grande Eccellenza, bisognoso di grandi riforme, per poter restare ancora al passo dei tempi e ritornare a svolgere  al meglio quelle funzioni per cui era nato,  vale a dire al servizio e nell’interesse del cittadino.

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